A un anno dall’entrata in vigore in Italia della Direttiva NIS2, il panorama della cybersecurity per le nostre PMI presenta un bilancio di luci e di ombre. La direttiva, nata per innalzare il livello di sicurezza delle reti e dei sistemi informativi nell’Unione Europea, ha comunque innescato una trasformazione profonda all’interno delle Aziende coinvolte, i cui effetti, che abbiamo osservato da vicino in questi dodici mesi, cerchiamo di riassumere.
I “chiari”: vantaggi e opportunità emerse
- Aumento della Consapevolezza e Responsabilità al Vertice: Il merito principale della NIS2 è stato quello di elevare la cybersecurity da una questione puramente tecnica, confinata nei reparti IT, a un tema strategico di governance, discusso e gestito a livello di consiglio di amministrazione. La direttiva ha introdotto una responsabilità diretta per gli organi di gestione, chiamati ad approvare, supervisionare e rispondere delle misure di sicurezza. Questo ha agito come un potente “campanello d’allarme”, costringendo i vertici aziendali a comprendere e a occuparsi della gestione del rischio cyber.
- Armonizzazione e innalzamento degli standard di sicurezza: ampliando il perimetro dei settori e delle aziende coinvolte rispetto alla precedente NIS1, la nuova direttiva ha creato un quadro normativo più omogeneo e robusto. Aziende di settori critici come energia, sanità, trasporti, finanza, ma anche nuovi attori come la gestione dei rifiuti, la produzione alimentare e i fornitori di servizi digitali, sono tenuti a rispettare standard di sicurezza minimi. Questo porterà nei prossimi mesi a un miglioramento generale della postura di sicurezza a livello nazionale e a una maggiore resilienza dell’intero ecosistema economico.
- Focus sulla Sicurezza della Catena di Fornitura (Supply Chain): una delle novità più impattanti ha riguardato l’obbligo di gestire i rischi legati alla catena di fornitura. Le aziende non sono più responsabili solo della propria sicurezza, ma devono valutare e garantire anche quella dei loro fornitori e partner. Questo ha innescato un effetto a cascata positivo, spingendo anche le piccole e medie imprese, non direttamente soggette alla direttiva, a migliorare i propri standard per poter continuare a collaborare con le grandi aziende.
- Opportunità di Mercato e Vantaggio Competitivo: sebbene l’adeguamento rappresenti un costo, la conformità alla NIS2 si trasformerà in un vantaggio competitivo. Le Aziende che dimostreranno di aver implementato misure di sicurezza rigorose rafforzeranno la propria reputazione e la fiducia di clienti e partner. La certificazione della propria resilienza informatica sarà sempre di più un elemento distintivo sul mercato, essenziale per accedere a gare d’appalto pubbliche e per operare in mercati internazionali sempre più esigenti.
Gli “scuri”: sfide e complessità di adeguamento
- Costi e Complessità di Implementazione: l’adeguamento alla NIS2 sta comportando investimenti significativi. Le spese non si limitano all’acquisto di nuove tecnologie (come sistemi di autenticazione a più fattori, firewall avanzati o software di monitoraggio), ma includono anche i costi per la consulenza specializzata, la formazione del personale e l’adeguamento dei processi interni. Per le PMI, che spesso operano con budget limitati, questi costi rappresentano una barriera considerevole, nonostante l’esistenza di alcuni fondi e agevolazioni.
- Carenza di Competenze Specialistiche: la crescente domanda di esperti di cybersecurity si scontra con la carenza di professionisti qualificati sul mercato del lavoro. Molte Aziende, in particolare quelle di medie dimensioni, faticano a trovare e trattenere personale con le competenze necessarie per implementare e gestire le complesse misure richieste dalla direttiva, dovendo pertanto ricorrere a consulenti esterni.
- Ambiguità Normativa e Burocrazia: nonostante l’obiettivo di armonizzazione, persistono aree di incertezza sull’interpretazione pratica di alcuni requisiti. La definizione di “incidente significativo” e le modalità esatte di gestione e notifica (da effettuare entro 24 ore dalla scoperta) rappresentano una sfida operativa notevole. Inoltre, gli obblighi di registrazione presso l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) e la produzione di documentazione dettagliata hanno aumentato il carico burocratico per le imprese. A questo si aggiunge il recente obbligo di individuare, entro il 31 dicembre 2025, una nuova figura, il “Referente CSIRT”, ulteriore adempimento di non semplice implementazione soprattutto da parte delle PMI.
La nostra conclusione è che la Direttiva NIS2 si conferma un’iniziativa tanto necessaria quanto impegnativa da “mettere a terra”. I “chiari” – una maggiore consapevolezza, standard più elevati e una migliore governance del rischio – rappresentano un investimento strategico a lungo termine per la sicurezza e la competitività delle Aziende. Tuttavia, gli “scuri” – i costi elevati, la carenza di competenze e la complessità burocratica – sono ostacoli reali. Il bilancio, pur essendo positivo negli intenti, evidenzia che la strada verso una consapevole gestione del rischio cyber è ancora lunga
Autore: Carlo Maria Brezigia